Viaggio Zero: Il Fronte Bourov II Parte…
Viaggio Zero: Il Fronte Bourov…
Di Alessandro Cavaliere (Aleks Kishi)
(per leggere la prima parte dell’articolo clicca qui)
Seconda Parte del racconto…
Quinto Messaggio stessa provenienza:
Protocollo Delta. Questo è quanto ci è stato ordinato due giorni fa. L’ospedale da Campo Rinvea è stato evacuato da quasi tutti i pazienti, trasportati in una struttura a circa due chilometri dalle linee del Fronte. Sai meglio di me cosa comporta questo tipologia di ordini. Ogni forma umanoide in prossimità della linea Rossa dovrà essere soppressa. Tutto questo per non sprecare nemmeno un tentativo di arginare il flusso di profughi, scatenato dalle razzie della nemesi nei villaggi dei senza numero. La cinica mostruosità della nostra macchina bellica ormai non è più un segreto, ma quegli “uomini”, che si dicono rivoluzionari per la libertà del genere umano dalla schiavitù militare della confederazione, non sono forse anch’essi delle bestie? Con i loro attacchi stanno per innescare una scia di sangue, solo per colpire l’opinione pubblica confederata. Nuovi finanziatori, questo è il vero obbiettivo di quelle bestie. Quanto squallore. Purtroppo, comprendo quanto sia irreale cercare un fronte giusto dove combattere. So bene che quanto affermo va contro la divisa che entrambi indossiamo, ma per quanto sia un militare, sono pur sempre un essere umano. Saluti da Bourov. Nemo.
P.S. Luis dà segni di miglioramento.
Sesto Messaggio stessa provenienza:
Il fronte dei profughi avanza inesorabile, si prevede che tra uno o due giorni avrà attuazione il Protocollo Delta. L’unica speranza di scongiurare il massacro consisterebbe nel deviare il flusso verso l’agglomerato K (una delle città dei senza numero). Purtroppo fra i profughi ci sono agenti infiltrati della nemesi, ma la speranza è l’ultima a morire. Lo affermi sempre anche tu. Luis è tornato in servizio, ma la sua salute mentale mi preoccupa. Spero di avere presto tue notizie Nemo.
Settimo Messaggio linea postazioni mitragliatrici Puk 20 due giorni dopo:
Cosa resta ad un uomo quando nella sua anima non si riesce nemmeno più a raggranellare una manciata di polvere di rispetto? Niente. Ecco ciò che resta. Ieri 25 maggio 143 D.A.M. il primo blocco di protezione Aurora, raggruppante 4 reggimenti di fanteria Scud, 1 reggimento logistico, 2 battaglioni di Martian Special, un reparto medico e 1 reggimento di incursori della marina, ha attuato il protocollo di contenimento D001H. Più comunemente conosciuto come protocollo Delta. Indossare le armature leggere da combattimento, arma al seguito, maschera da combattimento anti-batteriologica e cartellino magnetico di posizione ben inserito nel mini computer in dotazione. Questa la direttiva che i caporali ed i piantoni alle varie compagnie urlavano alle ore 06.00 del mattino. Quando il sole ormai già bruciava, e la linea del fronte era stata già preparata al massacro. Trenta postazioni di mitragliatrici Laser Puk 20. Uomini preposti alle Puk, Mitragliere, addetto al computer, addetto ai laser, assistente medico. Scusami se ti elenco tutte queste cose, rendendo questo messaggio simile ad uno di quei rapportini striduli ed insufficienti di qualche assistente logistico, ma questo mi sembra l’unico modo giusto di raccontare questo magnifico 25 maggio. La postazione cui ero stato assegnato quella mattina era la numero 15, quella situata nei pressi del comando operazioni. L’ufficiale addetto era il colonnello Samuel Blakett, comandante dei 2 battaglioni di Martian Special. Era lui l’uomo che avrebbe dato il via a tutta l’operazione, a lui il compito di stabilire quando il Protocollo Delta fosse giunto a compimento.
<<Signore, il flusso ha raggiunto il primo livello di stasi, arrivo alla linea rossa fra 15 minuti>>. Comunicò il capitano Flyn, responsabile diretto degli uomini impiegati in questa operazione. Il capitano si trovava nella mia stessa postazione. La voce del colonnello Blackett ci raggiunse chiara.
<<capitano Flyn passi a tutti gli addetti l’ordine di tenersi pronti. Mi avverta nel preciso istante in cui il flusso è a meno 5 dalla linea rossa>>.
<<come desidera colonnello>>. Vedevo avanzare quel pallino blu sullo schermo, che indicava un numero impreciso di profughi, sentendo il sangue nelle vene raggelarsi. I dieci minuti passarono così in fretta.
<<Meno cinque Signore>>.
<<Bene, dia l’ordine di armare le mitragliatrici>>.
<<Ordine inviato a tutte le postazioni>>. Il suono di accensione delle trenta mitragliatrici Puk 20 echeggiò frammentario e preciso fino all’acquattarsi del silenzio, di cui ti ho parlato in uno dei miei precedenti messaggi.
<<Capitano quando le dirò la parola chiave del protocollo dia alle postazioni l’ordine di aprire il fuoco>>.
<<Signore devo metterla al corrente che alcune postazioni non risponderanno all’ordine. Gli uomini sono poco propensi a questo tipo di… cose>>.
<<Lei esegua e basta Flyn. Agli uomini ci penserò io>>. La voce del colonnello arrivò a Flyn fredda e pacata, come se possedesse tutta la convinzione di questo mondo. Flyn aveva detto la verità. I mitraglieri erano tutti Scud. Ragazzi di leva, chiamati a forza a combattere questa guerra. Nessuno di loro era propenso al massacro. E non era la prima volta che qualcuno di loro aveva disobbedito ad un ordine, anche a rischio di vedersi prolungare la ferma o addirittura al rischio di corte marziale. Il colonnello lasciò la sua postazione raggiungendo la nostra, lo salutai invitandolo a sedersi al mio posto, come ci hanno insegnato in accademia, ricordi. Buone maniere. Tu le chiamavi in un altro modo, ma lasciamo perdere. Lui mi fece segno di no ed io non insistetti.
<<Signore linea rossa valicata>>. La voce di Flyn arrivò come uno schiaffo. Sentii il sangue diventare un blocco di ghiaccio. Blakett si sistemo con calma, e con calma azionò il visore della sua maschera collegandolo al monitor su cui Flyn faceva scorrere i dati riguardanti i profughi. Passarono circa sessanta secondi, un eternità. Alla fine l’ordine fu dato, Flyn digitò la consegna e l’inviò a tutte le postazioni. Niente. I mitraglieri erano tutti d’accordo, nessuno avrebbe sparato. Devo ammettere che mi scappò un sorriso di gioia. Il massacro è scongiurato, pensai tirando un sospiro di sollievo. In quel preciso momento Blakett, estrasse la sua P 21.
<<In ottemperanza alle direttiva del codice di disciplina militare, Art.20 comma 123, il caporalmaggiore>>. Lesse il nome sulla targhetta fissata al sediolino del nostro mitragliere.
<<Pit Lansey è rimosso dall’incarico e condannato a morte, seduta stante>>. Bam. La P 21 colpì con precisione. Il sangue e pezzi di cervello di quel ragazzo si sparsero da per tutto. Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che gli stava succedendo in torno. Nessuno ebbe il tempo di rendersene conto. Blakett, senza battere ciglio spostò il cadavere del mitragliere e prese il suo posto.
<<Lei>> Disse rivolto all’addetto al computer.
<<Signore?>>. Balbettò lo scud impaurito.
<<Renda operativa questa postazione>>.
<<Subito>>.
<<Capitano Flyn comunichi quanto successo a tutti gli altri mitraglieri e faccia ripulire questo porcile>>. Ordinò Blakett, mettendosi all’opera. La Puk 20 cominciò il suo sporco lavoro. Avrei voluto uccidere quella bestia con le mie nude mani, ma riuscii solo a stare in silenzio. I mitraglieri vicini che avevano assistito alla scena, cominciarono a sparare senza nemmeno aspettare il resoconto di Flyn. Altri spararono disorientati da quel che considerarono un dietrofront di alcuni compagni. Quando il resoconto dell’accaduto fu giunto a tutte le postazioni, le Puk 20 cominciarono tutte a intonare il loro canto di morte. Spiegarti quello che avvenne dopo sarebbe alquanto inutile e patetico. Sono sfinito Archie, vorrei gettar via questa uniforme e fare la stessa cosa che qualche giorno fa ha fatto Luis, prendere una pistola ed uccidermi. Sì Luis s’è ucciso, io stesso ho redatto il certificato di morte del sottotenente del 21° Scud Andrew Luis, ma purtroppo non ho il suo coraggio. Vado avanti. Mi restano altri quattro giorni ed il mio primo “Viaggio Zero” sarà terminato. Rivedere Sarah City, con le sue aiuole profumate, le strade pulite e ordinate e le persone in fila, senza lagnarsi, davanti agli sportelli degli uffici pubblici, sarà alquanto strano, ma credo tutto sommato sopportabile. Ultimo messaggio da Fronte Bourov il tuo amico Nemo Jacob Steven.
Messaggio di risposta del capitano medico Archimede Julius Pitagora. Provenienza città di Colonia pianeta Terra:
Testone, non credere che il vecchio Archie si sia dimenticato di te. Purtroppo ho ricevuto solo da pochi giorni i tuoi messaggi inviati da fronte Bourov e in maniera alquanto fortuita. Tutte le comunicazioni da Bourov risalenti al periodo della tua ferma, sono state intercettate e cancellate sistematicamente dagli uomini della nemesi. I nostri servizi segreti hanno ripristinato la situazione solo pochi giorni fa, recuperando gran parte delle informazioni tra cui purtroppo i tuoi messaggi erano mancanti. Ho potuto leggerli solo grazie alla perizia e al buon cuore di uno degli infermieri dell’ospedale in cui sei stato ricoverato dopo l’assalto alla corvetta da trasporto su cui stavi facendo rientro a casa. L’infermiere, il caporale scelto Siver, ha allegato ai file dei tuoi messaggi anche il tuo referto medico. Sei un figlio di puttana fortunato perché credo che te la caverai. In ogni modo ho letto attentamente tutto quello che mi hai scritto. Potrei dirti frasi come, “questo è l’orrore della guerra, siamo dei soldati e questo è il nostro lavoro”, ma saprebbero di macero e di stantio. Posso solo dirti che qui a Colonia, ultimo brandello striminzito di civiltà “umana” di questo vecchio e malato pianeta, le cose non sorridono meglio. Questa città sembra un grosso spettro coricato su un lettino di vermi. Un pagliaccio patetico e triste, fatto di burocrazia e morti senza senso. Non c’è spiegazione all’assurdo Nemo, ma solo la speranza che le cose un giorno comincino a girar meglio. Perché nonostante tutto e rischiando anche di apparire banale, la speranza è l’ultima a morire. Vedrò di farti una visitina tra un paio di settimane: per allora Siver mi ha detto che dovresti essere cosciente. Saluti da inferno rosso, Archimede Julius Pitagora.
Ps. Quella frase (mancò la fortuna non l’onore) appare tutt’ora su una lapide commemorativa nell’Africa settentrionale, l’attuale zona trentuno. Fu scritta in memoria dei soldati dell’esercito italiano che si batterono nella battaglia di El Alamein 2° guerra mondiale. È una fortuna che quella pietra esista ancora oggi. Beh, forse fortunatamente non tutto va perduto in questo nostro abominevole mondo. Ciao.
Fine