25 Aprile : Il Valore della Memoria e della Storia
25 Aprile : Il Valore della Memoria e della Storia
di Milena Pastena
Domani è il 25 aprile e in molti parleranno di guerra partigiana, di temi da ricordare, di Liberazione.
È da poco trascorso l’anno del centenario di Italo Calvino e leggendo e rileggendo negli ultimi mesi alcune delle sue pagine più celebri che rievocano la sua partecipazione alla Resistenza, crediamo sia opportuno soffermarsi su Calvino partigiano. Proprio così, Calvino fece il partigiano sulle Alpi liguri e il suo nome di battaglia era Santiago. La scrittura di Calvino è nata con la Resistenza. Il suo libro d’esordio è Il sentiero dei nidi di ragno (1947), uno straordinario romanzo dedicato alla lotta contro il nazifascismo.
Nel punto di vista di Pin, il ragazzino protagonista, si riflette il punto di vista dello scrittore. In questo romanzo parla di gente semplice e umile che percepiva le ideologie non tanto nel loro valore più alto, intellettuale, ma in quello più umano. Mostra la lotta partigiana attraverso gli occhi di un ragazzino, una figura non solenne ed eroica, bensì con uno sguardo puro e ingenuo. Il suo scopo infatti era di scrivere una storia che restasse ai margini della guerra partigiana con i suoi eroismi e sacrifici.
Non narra di partigiani eroi, ma di tipi violenti, egoisti, a volte grotteschi, persone semplici che si erano gettate nella lotta senza un chiaro perché, avevano agito in realtà in nome di un ideale più grande, compiendo così una forma di riscatto umano.
Nel romanzo vi è un brano che può essere letto come una poesia:
25 APRILE
Forse non farò
cose importanti,
ma la storia
è fatta di piccoli gesti anonimi
forse domani morirò,
magari prima di quel tedesco,
ma tutte le cose che farò
prima di morire
e la mia morte stessa
saranno pezzetti di storia,
e tutti i pensieri
che sto facendo adesso
influiscono
sulla mia storia di domani,
sulla storia di domani
del genere umano.
Il giovane partigiano qui non è ritratto come un soldato senza macchia e senza paura, piuttosto come una banale pedina nelle mani della Storia presentata come una forza superiore ai singoli individui, che afferra e trascina nel suo corso generazioni di uomini. Emerge con chiarezza anche la tesi dello scrittore secondo cui sono gli uomini, ovvero il popolo e la gente, tramite i loro fini e obiettivi a dare un senso al corso della storia. Questa poesia è più di un semplice omaggio alla memoria; è un richiamo alla gratitudine per coloro che hanno sacrificato le loro vite per la libertà, è un monito a non dimenticare mai il passato. Sottolinea l’importanza della memoria e della testimonianza, invitando i lettori a ricordare i momenti difficili del passato per non ripeterli mai più. È stato il sacrificio dei partigiani a dare un senso a quella che noi oggi chiamiamo libertà.
Calvino ci esorta a non dare mai per scontata la libertà e a essere sempre vigili nei confronti di ogni forma di oppressione e ingiustizia. La conclusione è rasserenante perché ci ricorda che ogni singolo individuo esistente sulla Terra è parte di un tutto che è necessariamente comune e condiviso. Nessuno dei partigiani è morto invano: è questo il senso del 25 aprile.
Scorrendo i versi di questa poesia non si può non notare una certa affinità con i versi “Siamo noi i Bella Ciao che partiamo” della canzone “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori. Entrambi gli autori pongono l’accento sull’importanza della memoria e sulla responsabilità individuale e collettiva nel preservare e difendere i valori fondamentali della democrazia e della libertà e, dunque, ci ricordano che la storia non è qualcosa di astratto e distante, ma un tessuto vivente che si intreccia con le nostre vite quotidiane e che appartiene a tutti .