Psicologia: VI Tema – Paura di Vincere o Desiderio di Perdere: l’Inferno dell’Addiction
VI Tema – Paura di Vincere o Desiderio di Perdere: l’Inferno dell’Addiction
di Salvatore Rotondi
Nella Società dell’Apparire la Paura di Vincere spesso può Portare a un Inconscio Desiderio di Perdere?
“…Dipende, da che dipende, da che punto guardi il mondo tutto dipende…”. Voglio iniziare questo mio articolo con il ritornello di una delle canzoni più famose di Jarabe de Palo dal titolo, appunto: “Dipende”. Addiction, infatti, è la parola inglese utilizzata in ambito professionale per indicare il processo/fenomeno che realizza forme generiche di dipendenza, da quelle comuni e socialmente accettate da alcol e sigarette, a quella definita qui “infernale” del gioco d’azzardo, più comunemente passata nell’immaginario con il termine “ludopatia. Da questa riflessione, il resto del titolo che richiama gli elementi opposti da ognuno di noi appresi quando affrontiamo per la prima volta i
cosiddetti “giochi sociali”: vincere o perdere.
Ad oggi sembra quasi che le nostre vite divengano una qualche forma di esistenza oscillante tra le polarità del vincere e del perdere; una oscillazione che trova, come proprio contro altare emozionale, uno strano binomio psicologico nella Paura e nel Desiderio. Ma andiamo per ordine: cos’è alla fine la dipendenza? In ambito clinico, la dipendenza viene definita come una malattia caratterizzata da un coinvolgimento compulsivo in stimoli gratificanti (quello che qui abbiamo indicato con il termine “Desiderio”) nonostante le conseguenze avverse (che
solitamente vengono avvertite attraverso il campanello d’allarme della “Paura”).
Al di là dei numerosi fattori psicosociali, la patologia fondamentale che guida lo sviluppo e il mantenimento di una dipendenza viene ad oggi individuato in processi biologici indotti dall’esposizione ripetuta a stimoli di dipendenza (come ad esempio le massicce occasioni di comportamenti volti all’azzardo presenti nella nostra quotidianità). Pertanto, ci sembra così possibile individuare due proprietà caratterizzanti gli stimoli di dipendenza: rinforzo (aumentano cioè la probabilità di un’esposizione ripetuta ad esse) e gratificazione (ovvero la comune percezione di essere naturalmente positive, desiderabili e piacevoli).
La dopamina, d’altronde, è riconosciuto come il principale neurotrasmettitore del sistema di ricompensa nel nostro cervello. Svolge, inoltre, un ruolo nella regolazione del movimento, emozione, cognizione, motivazione e sentimenti di piacere. Quasi tutto ciò che provoca dipendenza, direttamente o indirettamente, agisce quindi sul sistema di ricompensa del cervello, aumentando l’attività dopaminergica. Grandi scariche di dopamina si diffondono nel nostro cervello quando qualcosa che ci piace sta avvenendo…e non è detto che Perdere non possa produrre piacere!
I fattori di rischio ambientale ed individuale che inducono dipendenza (come ad esempio lo stress psicosociale, i disturbi di salute mentale come depressione, ansia, disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) o il disturbo post-traumatico) sembrano allora, secondo numerosi studi, interagire con la composizione genetica degli individui, le cui ripetute esperienze di vita di un certo tipo (la sensazione di “vincere” o quella di “perdere”) aumentano o diminuiscono la sua vulnerabilità alla dipendenza.
Difatti, l’adolescenza rappresenta un periodo di vulnerabilità unica per lo sviluppo di una dipendenza. D’altronde, come la letteratura del settore ci insegna, non solo gli adolescenti hanno maggiori probabilità di iniziare e mantenere l’uso di droghe, ma una volta dipendenti sono anche i soggetti più resistenti al trattamento e più sottoposti a eventuali ricadute. Dal punto di vista che qui si sta cercando di argomentare, il comportamento d’azzardo (che si realizza nella forma comune del gioco, dove è possibile collettivamente includere il concetto di fortuna o sfortuna.