Favola di Natale – Prologo

Favola di Natale – Prologo

Favola di Natale – Prologo

Opera di Alessandro Cavaliere (Aleks Kishi) Disegni di Veronica Timone

Favola di Natale – Prologo (Parla lo spirito di Etan)

 

Prologo

Parla lo spirito di Etan

Erano i tempi della nascita di nostro signore Gesù Cristo, i primi Re Magi  (portatori di manufatti) seguendo una stella cometa si diressero verso il luogo dove il figlio di Dio si era incarnato in uomo. I tre Re portarono i manufatti pe proteggere il bambino dai pericoli del mondo.

In seguito i tre manufatti si persero per ritrovarsi nella città Bizantina di Myra, nelle mani del vescovo cristiano Nicola. Alla sua morte Nicola divenne Santo per i cristiani. Parte del suo scheletro fu trasportato a Bari, dove ancor oggi sono custoditi i suoi resti mortali. Quello che restava delle sue spoglie mortali fu poi recuperato dai Veneziani e conservato a Venezia nella chiesa di San Nicolò (Lido).

In seguito la storia si mischiò con il mito e la figura di San Nicola si confonde con quella di Babbo Natale.  Non tutti sanno, però, quello che realmente accadde allo spirito di quell’uomo Santo. Molti sostengono che le vie del signore sono infinite. Così un regno posto tra questo mondo e l’altro, ai confini del tempo, ebbe il suo signore.

Un Re che proteggesse il bene più prezioso che Dio ha donato agli esseri umani: il sogno.

Questa cronaca è redatta da una creatura non umana. Il mio nome è Etan Scurio, decimo Conte della Regione di Iscuria (dimora della tribù degli elfi bruni costruttori di giochi, di sogni e allevatori di renne tra i più abili di tutto il popolo magico di Artatia).

Nicola divenne il nostro Re, il sovrano di Artatia, il regno magico dove sono custoditi i segreti per la creazione dei sogni. Il luogo dove si trova la vera dimora di Babbo Natale. L’uomo che risorse in spirito, dalle sue spoglie mortali, per incarnarsi in colui che custodisce i sogni degli esseri umani.

Così iniziò la leggenda di Babbo Natale, colui che regala agli esseri umani, come i tre magi regalarono a Cristo, dei doni per commemorare quel sacro evento. Babbo Natale il custode della magia dei sogni.

Santa Claus, il nostro signore, unendo il potere dei tre manufatti, riportò lo splendore ad Artatia. La terra in cui hanno origine i sogni del mondo. Organizzate le tribù e le Contee del Regno. Plasmò un manufatto per ognuna di esse, in questo modo ci protesse dagli orchi del Signore Oscuro dei nondoni.

L’essere che al mondo regala gli incubi ed è del male schiavo e portatore.

Capitò, però, dopo la seconda guerra contro i Nondoni, un fatto increscioso. I nostri nemici furono scacciati ai confini d’Artatia, mio figlio, l’undicesimo conte di Scuria, purtroppo in quell’occasione smarrì, per una congiura del suo seguito, il manufatto della nostra contea. L’inverno valicò i nostri confini e fummo così isolati dal resto del regno.

I nostri migliori cittadini combatterono per tenere lontani gli orchi, ergendo una barriera magica che impedisse loro di sciamare e portare la distruzione nei nostri territori. Mairan, mio figlio, fu arrestato dal capo delle sue guardie, Micrian. Il vile usurpatore poi l’accusò di aver dato origine alla sciagura della contea, imprigionato il legittimo Conte si proclamo signore degli elfi bruni.

Dichiarò che mai sarebbe tornato lo spirito del Natale nel nostro territorio, ormai maledetto, e che Santa Claus c’aveva abbandonato a noi stessi. Poi cercò di convincere il mio popolo che l’unica speranza rimasta era quella di stipulare un’alleanza proprio con Il signore Oscuro, ma per fortuna non seppe rompere la barriera eretta con la vita dei più nobili cittadini della Contea.

Così potei crescere i miei due nipotini al sicuro dal male. Li crebbi fra quei bambini resi orfani dalla guerra e dalle calamità cadute su di noi. Bambini che vivevano per strada, ospitati in una piccola chiesa per superare i rigori delle notti fredde dell’inverno perpetuo.

La mia narrazione da essere mortale finisce qui. Giunse la mia ultima ora, ma Dio onnipotente mi concesse di seguire come spirito i miei nipoti e potei così assistere a quello che in questa pergamena vi è narrato. A quello che in molti definirebbero un miracolo.

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